Description
L’edificio, costruito a partire dal 1584 a cura della confraternita del Santissimo Nome di Gesù che vi mantenne la propria sede, fu benedetto nel 1607.
L’aspetto attuale è settecentesco: sia l’interno che la facciata sono stati trasformati, a partire dal 1737, dal grande architetto Bernardo Vittone e dal suo meno noto collega chivassese Paolo Lorenzo Garrone. Una deliziosa invenzione vittoniana è, in particolare, il campaniletto cilindrico (1751-57). Tra i dipinti dell’interno è interessante una serie di tele databili agli anni Quaranta del Settecento, opera del pittore varallese Giovanni Battista Grassi: alcuni quadri raffigurano storie dell’infanzia di Gesù, mentre un paio di icone sono dedicate a due personaggi venerati dalla confraternita, cioè il domenicano san Vincenzo Ferreri e il beato Angelo Carletti da Chivasso. In una nicchia del coro è collocato un gruppo ligneo di Carlo Giuseppe Plura, qui pervenuto nel 1713 circa, che raffigura la Madonna Assunta. All’interno del tempio si noti anche il Crocifisso gotico, in legno policromo, di epoca medioevale.
La chiesa di Santa Maria degli Angeli ebbe origine negli anni Ottanta del Cinquecento per determinazione della confraternita del Santissimo Nome di Gesù. Il culto del Nome di Gesù, com’è noto, fu particolarmente promosso dai Francescani Osservanti, e non per nulla la prima sede chivassese di una confraternita con questo titolo fu presso la chiesa osservante di San Bernardino da Siena. Anche il culto della Madonna degli Angeli è tipicamente francescano: si lega infatti alla difesa apertamente sostenuta dai Frati Minori, fin dal Medioevo, dell’Immacolata Concezione di Maria Vergine. La decisione dei confratelli del Santissimo Nome di Gesù di erigere il nuovo tempio mariano fu subito accompagnata dal beneplacito del vescovo di Ivrea e dei pubblici amministratori di Chivasso: il 14 giugno 1584 fu dato principio all’opera con la posa della prima pietra, benedetta dal vicario foraneo don Giuseppe Bianchetti.
Nell’anno 1600 furono terminati i muri perimetrali ed il tetto, nel 1602 fu ultimata la facciata e nel 1607 le volte ed il coro. Il 23 dicembre 1607 il prevosto della collegiata di Chivasso, don Giorgio Castelli, benedisse la chiesa e celebrò in essa, lo stesso giorno, il Rito eucaristico.
Sempre ad iniziativa della confraternita del Santissimo Nome di Gesù, fra il 1737 e il 1775 l’edificio fu rinnovato all’interno e all’esterno, dal punto di vista strutturale e decorativo, secondo i modi del tardo Barocco. Nel rinnovamento fu coinvolto l’architetto chivassese Paolo Lorenzo Garrone, ma un contributo decisivo fu dato dal suo più grande e celebre collega Bernardo Antonio Vittone: venne così costruito il coro tuttora visibile, ritmato da lesene, dietro il quale si aperse il vano ovale della sacrestia; fu inoltre data una nuova eleganza all’aula longitudinale con la costruzione di un cupolino, poi affrescato con il trionfo del Nome di Gesù, e con l’inserimento nelle volte di ovali in stucco in cui trovarono posto dipinti con le mezze figure dei dodici Apostoli.
A lato della sobria facciata vittoniana, che prospetta scenograficamente sull’infilata di una via, venne inoltre eretto il graziosissimo campaniletto cilindrico: la sua costruzione ebbe inizio il 10 giugno 1751, sempre su progetto del Vittone, ed ebbe termine nel 1757. La godibilità del campanile della chiesa confraternitale è oggi, purtroppo, disturbata dalla costruzione di un vicino e recente condominio. Se la parte architettonica aveva costituito l’impegno preminente della confraternita, non era stato, peraltro, trascurato l’aspetto pittorico dell’interno, al quale fu provveduto con incarico al varallese Giovanni Battista Grassi. Il Grassi era dotato di un mestiere sicuro e piuttosto aggiornato: oltre che in chiese di provincia, fu infatti attivo alla corte sabauda come restauratore. Fra gli anni Quaranta e Cinquanta del Settecento, egli realizzò per la confraternita chivassese una nutrita serie di opere, alcune delle quali sono tuttora conservate in loco. Spettano al Grassi, infatti, le due grandi tele con l’Adorazione dei pastori e l’Adorazione dei Magi - opera, quest’ultima, arricchita di preziosi particolari nella descrizione dei re e del loro seguito -; questi due oli dovevano accompagnarsi con altri relativi alle vite di Maria e Gesù: di tale serie faceva certo parte il gradevole ovale con la Fuga in Egitto, tuttora visibile e da attribuirsi al Varallese. Opera del Grassi sono infine le due pale degli altari laterali: quella sull’altare di sinistra raffigura un miracolo del santo domenicano Vincenzo Ferrer. Quella sulla parete destra rappresenta invece il beato Angelo Carletti, francescano chivassese vissuto nel Quattrocento e beatificato nel 1753; si noti in particolare, nello sfondo di tale dipinto, una veduta della città di Chivasso colta da nord: vi si riconoscono i bastioni, la torre ottagonale del castello, nonché l’antica abside della collegiata affiancata dalla torre campanaria che presenta ancora la guglia distrutta nel 1705.
Da non tralasciare, all’interno della chiesa di Santa Maria degli Angeli, sono poi le sculture lignee. Un vero capolavoro della scultura medievale si ammira infatti in una nicchia a sinistra dell’ingresso; si tratta di un Crocifisso in legno policromo: può forse essere identificato in quello anticamente venerato nella prima collegiata chivassese, sita nel borgo di San Pietro e intitolata al Principe degli Apostoli. La scultura è stata datata dalla studiosa Elena Rossetti
Brezzi (1992) al 1260-70 circa.
Altre sculture lignee visibili nella chiesa sono il gruppo barocco della Madonna Assunta, che campeggia nel coro ed è opera del luganese Carlo Giuseppe Plura: venne realizzato per un’Esposizione Eucaristica detta “Quarantore”, tenutasi ad inizio del Settecento nella cattedrale di Torino, e venne poi acquisita dai confratelli chivassesi. Un altro gruppo ligneo settecentesco, di fattura meno raffinata e raffigurante Gesù nell’Orto degli Ulivi, è conservata in una nicchia
che si apre nel fianco destro della chiesa.
L’altare maggiore del tempio, realizzato in marmi policromi intorno al 1780 su disegno di Giovanni Battista Ferroggio, è stato smontato in anni recenti assieme alla relativa balaustra ottocentesca, allorché l’edificio - ormai sconsacrato - è divenuto sede del locale Rotary Club che ne ha finanziato il restauro.
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Last update: 4 September 2024, 12:52